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Il Gastronomo educato: Mons Gebel scomposto

26 May 2016

Pubblicato il: 26 May 2016 alle 10:11 am

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Mons Gebel scomposto

Il piatto di oggi si rifà alla tradizione del riso al nero di seppia, che a Catania si usa presentare in una forma che ricorda quella del monte Etna, con i suoi classici colori: il nero della lava solidificata, il rosso delle eruzioni, il bianco della neve.

 

E poiché fra i tanti nomi dell’Etna vi è anche quello di Mongibello, dal latino Mons (montagna) e dall’arabo Gebel (montagna), così l’ho chiamato. Scomposto poi perché non è presentato in forma conica ma piatta.

 

Vi sono poi altre varianti. Non è un primo piatto, perché manca il riso, ma un piatto unico, con le seppie cotte con aggiunta del loro nero, come le vidi una volta a Venezia (a dire il vero in un sugo un po’ diluito e non molto accattivante), e accompagnate da ricotta e patate novelle, con un pizzico di salsa di pomodoro per guarnire.

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Si preparano le seppie tagliate a pezzi con abbondante cipolla e olio extra vergine e si mettono a cuocere a fuoco forte in un tegame scoperto, controllando che evapori lentamente l’acqua che rilasciano le seppie.

 

Quando l’acqua si è prosciugata, aggiungete un bicchiere di vino rosso e sfumate, quindi dei pomodori freschi o pelati frullati, e fate cuocere a fuoco lento fin quando le seppie non saranno cotte e il pomodoro non avrà rilasciato tutta la sua acidità (le bolle di cottura non dovranno avere i bordi gialli).

 

Prelevate un po’ di salsa rossa di pomodoro per guarnire il piatto, poi sfumate ancora con un bicchiere di vino rosso, lasciate addensare, aggiustate di sale (poco) e aggiungete le sacche di nero tagliate a pezzetti.

 

Fate cuocere soltanto un minuto, a fuoco lento, per omogeneizzare il nero con la salsa di pomodoro.

 

Mentre cuociono le seppie preparate delle patate novelle di piccola dimensione, lessate e scolate al dente.

 

Preparate la ricotta di pecora emulsionandola con un po’ di latte.

 

Preparate il piatto come in foto e servite.

 

Beveteci sopra un Merlot, un Nero d’Avola, un Cerasuolo di Vittoria, o ancora un buon Primitivo, o un Sangiovese.

 

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