A denunciarlo l’Ance Sicilia che avverte “Le aziende rischiano il fallimento e con loro tutta la Regione Sicilia”.
Sale il debito della pubblica amministrazione verso le imprese e rallentano i tempi, già onerosi, per il saldo. A denunciarlo l’Ance Sicilia che in una nota dichiara: “Le aziende rischiano il fallimento e con loro tutta la Regione Sicilia incapace di far fronte, con celerità, alle pratiche burocratiche necessarie e all’immissione di liquidità nel mercato.”
«Nessuno si è reso conto – denuncia Salvo Ferlito presidente dell’Ance- che qui rischia di fallire tutta la Sicilia. La burocrazia andrebbe snellita e ristrutturata per sveltire l’esame delle pratiche e la politica dovrebbe occuparsi con più continuità di sociale e di economia e meno di partiti. Attendiamo – ha concluso Ferlito- un colpo di reni che liberi la capacità di iniziativa di mettere liquidità sul mercato, e che imponga regole di trasparenza e certezza del diritto a chi decide la spesa pubblica».
Secondo la Banca d’Italia infatti, l’ammontante dei debiti di tutte le pubbliche amministrazioni in Sicilia nei confronti delle imprese è salito nel 2013, ad oltre 7.8 miliardi di euro e secondo le segnalazioni di Ance Sicilia ha superato gli 8 miliardi nei primi sei mesi di quest’anno. A rendere ancora più incresciosa la situazione –denunciano ancora dall’Ance- è adesso, l’ulteriore rallentamento dei pagamenti che già toccava tempi medi di 365 giorni.
A dimostrazione di ciò, il caso segnalato da Ance Catania: i lavori per la nuova darsena dove, a causa di rimpalli interni, l’Autorità portuale è arrivata ad avere erogazioni in sospeso per 25 milioni di euro.
Inoltre, il debito della PA annovera sia spese per investimenti sia, ultimamente, forniture e spese correnti.
“È anche peggiorata la qualità del debito –continua la nota- e se prima si trattava di spese per investimenti che comunque generavano nuova occupazione, il ritardo nell’utilizzo dei fondi europei e statali e la quasi assenza di risorse regionali per pagamenti in conto capitale, hanno fatto sì che i debiti accumulati siano prevalentemente per forniture e spese correnti. Dunque, non c’è nuova occupazione e le imprese, avendo contratto debiti a breve termine per l’acquisto dei materiali da fornire, non ricevendo pagamenti possono solo chiudere.”
“L’atteggiamento delle pubbliche amministrazioni – dichiara ancora il Collegio Regionale dei costruttori Edili Siciliani – è stato finora di assenza o, peggio, di indifferenza.
Sono infatti pochissimi gli enti locali dell’Isola che hanno richiesto le anticipazioni messe a disposizione dal governo nazionale- denuncia ancora – e la Regione non ha utilizzato le risorse offerte dal Dl 35 del 2013 e non ha ancora acceso il mutuo da 1 miliardo di euro. A poco è valsa, dunque, la procedura di infrazione avviata dall’Unione europea nei confronti dell’Italia.”
“Il risultato, per quanto riguarda il solo settore edile – conclude l’Ance- è di quasi diecimila aziende fallite in poco tempo e di novantamila lavoratori licenziati.